Cloaking: tutto quello che c’è da sapere sulla tecnica informatica che fa storcere il naso a Google e può danneggiare la SEO del tuo sito web.
Cosa troverai in questo articolo:
Cloaking: la pratica informatica che non piace a Google
Alcuni ricorrono al Cloaking per nascondere i link di affiliazione dal sito web (e per farlo esistono diversi plugin di WordPress). Altri ne parlano a proposito del malware e del SEO spam.
Il cloaking è sempre dannoso? O può anche aiutare la SEO del tuo sito?
Ecco come stanno esattamente le cose!
Cos’è il cloaking?
Parliamo di cloaking quando al motore di ricerca viene mostrato un contenuto diverso da quello che il sito web propone agli utenti reali.
Nell’uso comune, la parola “cloaking” (dal verbo inglese to cloak) significa precisamente nascondere, mascherare. E proprio di questo si tratta!
Il cloaking:
- è una tecnica SEO non consentita per influenzare il posizionamento del sito web ingannando Google;
- può essere associato allo spamdexing;
- è sempre una violazione delle linee Guida di Google.
Senza addentrarmi in dettagli troppo tecnici, posso dirti che il cloaking di un contenuto si ottiene usando uno script in grado di capire se una pagina è visualizzata dal crawler di Google o invece dalle persone.
Oppure si può ottenere il “mascheramento” tramite un reindirizzamento di tipo meta refresh, PHP o Java Script.
Potresti anche aver sentito parlare del cloaking a proposito del malware che colpisce i siti web. Non è raro che un hacker usi tecniche di cloaking per mascherare ai tuoi occhi un attacco SPAM al tuo sito web.
Google considera qualsiasi forma di cloaking come un’infrazione delle sue linee guida.
Il cloaking può causare una penalizzazione al tuo sito web.
Al contrario di quello che alcuni pensano, non ci sono forme di cloaking tollerate da Google o favorevoli per la SEO.
Big G. è molto chiaro a questo proposito: non esiste un cloacking “buono” (consentito) e un cloaking “cattivo” (vietato).
Il mascheramento dei contenuti rientra sempre fra le “azioni ingannevoli o manipolatorie” che possono causare una penalizzazione al sito: un’azione antispam manuale o algoritmica o addirittura la rimozione del sito considerato “spammy” dall’indice di Google.
→Vuoi sapere se il tuo sito è compromesso dallo spam?
Cloaking, esiste davvero un uso virtuoso?
Il cloaking può essere utile, ad esempio, nella gestione di un sito multilingua per mostrare traduzioni diverse agli utenti in base alla loro provenienza (Geolocation IP based) .
Quando usiamo l’indirizzo IP per personalizzare l’esperienza dell’utente in realtà non facciamo cloaking nel senso proprio del termine, perché non stiamo mostrando a Google qualcosa di diverso da quello che invece proponiamo agli utenti.
Stiamo invece segmentando il nostro pubblico di destinazione per migliorare la user experience.
Questa forma di Cloaking è gradita a Google semplicemente perché… non è cloaking!
Ecco due parole di Matt Cutts sull’argomento:
Quindi: salvo i casi di personalizzazione su base ID o versioni html del sito specifiche per cellulari non esiste una “white hat cloaking”.
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Pratiche affini al cloaking che non piacciono a Google
Ci altri meccanismi simili al cloaking che non piacciono a Googlebot, ad esempio:
- le pagine Doorway (dorway page)
- i link nascosti nel sito
1. Doorway page
Le pagine doorway che reindirizzano i visitatori a loro insaputa sono una forma di cloaking.
Creare una pagina doorway per manipolare gli indici di Google è una forma di spamdexing, cioè una tecnica illecita per far crescere la propria visibilità sui motori di ricerca.
L’utente che atterra su una pagina doorway viene istantaneamente reindirizzato ad una pagina esterna, di solito tramite meta refresh (comando di aggiornamento Meta).
Il redirect potrebbe avvenire anche tramite clic diretto dell’utente su un collegamento che lo porta alla pagina di destinazione. Esistono anche doorway costruite come pagine dinamiche generate da scripting Perl e PHP.
I motori di ricerca prevedono penalizzazioni per l’uso del comando META refresh delle doorway page.
2. Link nascosti nel sito
Anche I link nascosti nel sito vanno contro le buone pratiche suggerite da Google ai webmaster.
Il cloaking dei link (link cloaking) è usato per accorciare i link (cosiddetto “shortening”) in modo da gestirli meglio o anche per evitare che le commissioni delle affilazioni possano essere intercettate e sottratte.
Alcuni mascherano il testo dei link pensando che i siti affiliati (che contengono molti link di affiliazione) non possano posizionarsi bene lato SEO. E’ davvero così?
Anche se la risposta a questa domanda è custodita fra i segreti dell’algoritmo di Google, posso dirti cosa ne penso in base alla mia esperienza SEO:
Non è il numero elevato di link presenti sul sito a impedire un buon posizionamento sui motori di ricerca. E’ piuttosto la mancanza di contenuti di qualità ottimizzati per la SEO a danneggiare il ranking.
In particolare a danneggiare il posizionamento del sito sono:
- L’inserimento di troppi link di affiliazione non supportati da un idonea e pertinente volume di contenuti;
- troppi link poco pertinenti o fuori contesto
- l’uso di un sito web esclusivamente per fare link stuffing
Queste azioni non potranno mai avere fortuna nella SERP! Sono indici del fatto che il sito non è di qualità e impediscono un buon posizionamento su Google.
SEO Cloaking: quando il tuo sito web è colpito dallo spam nascosto
II cloacking è a volte associato ad una forma particolare di malware: la spam injection.
Chi viola il tuo sito non sempre inserisce banner pubblicitari o altre forme di spam visibili. Può agire in maniera subdola, nascondendo link nel sito per manipolare il ranking e per creare redirect a pagine web che rubano dati degli utenti e le informazioni personali attraverso pratiche di phishing.
Quando un sito viene hackerato l’autore dell’attacco usi tecniche di cloaking per nascondere contenuti spam o o dirottare il ranking delle pagine senza che il proprietario del sito web se ne accorga.
Se non proteggi adeguatamente il tuo sito, chiunque può trarre vantaggio dalle tue pagine web valide e ben posizionate.
Sfruttando punti di vulnerabilità e password di accesso deboli. attraverso il cloaking sono inseriti elementi occulti che tu non vedi ma che influenzano negativamente la SEO del tuo sito. non sono visti da chi legge i contenuti ma sono comunque processati dai motori di ricerca.
Quando subentra il cloaking può essere particolarmente difficile scoprire se il sito è infetto o hackerato. Nella maggior parte dei casi una scansione antivirus ‘fai da te’ è del tutto inutile.
→Analizziamo gratis il tuo sito web per trovare lo spam nascosto
Cloaking: le 5 cose da non fare
Se vuoi essere sicuro di evitare una penalizzazione da parte di Google:
- non violare le linee guida di Google mentre cerchi di posizionarti sui motori di ricerca
- lavora onestamente sulla SEO del tuo sito web
- alza i livelli di sicurezza di WordPress
- analizza il tuo sito per capire se sei vittima di spam o ci sono link nascosti
- non fare cloaking!